Il dottor Zivago

Il 10 febbraio 1890 nasceva Boris Pasternak

Oh come si desidera a volte poter scappare dall’insulsa monotonia dell’umana eloquenza, dalle frasi sublimi, per cercare rifugio nella natura, apparentemente così silenziosa, oppure nel mutismo di fatiche lunghe ed estenuanti, del sonno profondo, di musica vera o dell’umana comprensione zittita dall’emozione.

Il dottor Zivago

I poeti lavorano di notte

Limite infinito

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

Alda Merini

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Il tuo cuore lo porto con me

Limite infinito

Il tuo cuore lo porto con me
Lo porto nel mio
Non me ne divido mai.
Dove vado io, vieni anche tu, mia amata;
qualsiasi cosa sia fatta da me,
la fai anche tu, mia cara.
Non temo il fato
perché il mio fato sei tu, mia dolce.
Non voglio il mondo, perché il mio,
il più bello, il più vero sei tu.
Questo è il nostro segreto profondo
radice di tutte le radici
germoglio di tutti i germogli
e cielo dei cieli
di un albero chiamato vita,
che cresce più alto
di quanto l’anima spera,
e la mente nasconde.,
Questa è la meraviglia che le stelle separa.
Il tuo cuore lo porto con me,
lo porto nel mio.

Edward Estlin Cummings

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Discorso sulla pace

Jacques Prevert

Il 4 febbraio 1900 nasceva Jacques Prevert, voglio ricordarlo con questa poesia, meno famosa di altre, ma quanto mai attuale.

Verso la fine di un discorso estremamente importante
il grande statista incespicando
davanti al vuoto di una bella frase
ci casca dentro
e smarrito con la bocca spalancata
ansimante
mostra i denti
e la carie dentaria dei suoi pacifici ragionamenti
mette a nudo il nervo della guerra
la delicata questione di denaro.

L’estremo di un segno

Roberto Juarroz 

Si deve cadere e non si può scegliere dove
Ma c’è una forma del vento nei capelli,
una pausa del colpo,
un certo angolo del braccio
che possiamo piegare mentre cadiamo.

È soltanto l’estremo di un segno,
la punta impreveduta di un pensiero
Ma basta ad evitare il fondo avaro di alcune mani
e la miseria azzurra di un Dio deserto
Si tratta di piegare un po’ di più una virgola
in un testo che non possiamo correggere

I libri

Jean-Paul Sartre

I libri sono stati i miei uccelli e i miei nidi, i miei animali domestici, la mia stalla e la mia campagna; la libreria era il mondo chiuso in uno specchio; di uno specchio aveva la profondità infinita, la varietà, l’imprevedibilità.

Essere madre

Marilena Dattis

Si diventa madre dal primo istante,

sin da quell’inavvertibile mutamento

che ti procura ansia e gioia infinita.

Madre, già lo senti quel tenero scompiglio che nasce da te ma non è te,

 che cresce in te, ma sarà diverso da te.

Essere madre non nasce e finisce con il primo vagito,

quell’urlo alla vita, che ti inonda di paura e commozione.

Essere madre è un divenire, una metamorfosi continua,

l’evoluzione verso una nuova vita;

è un continuo procedere verso un infinito mutamento,

è un’acrobazia per ogni cambiamento.

Essere madre è una prova continua di innumerevoli fallimenti,

è l’ascolto di ogni turbamento.

Essere madre di una madre,

è due volte più arduo e complicato,

è il timore di un grido inascoltato,

di un errore non voluto,

di un sguardo indecifrato.

Essere madre è un dubbio e una certezza,

è quella delicata carezza che ti sfiora e ti rincuora,

ogni volta

che la paura di sbagliare

 prepotente riaffiora.

Dipinto Summer’s Ease di Richard S Johnson