I figli I tuoi figli non sono figli tuoi. Sono i figli e le figlie della vita stessa. Tu li metti al mondo ma non li crei. Sono vicini a te, ma non sono cosa tua. Puoi dar loro tutto il tuo amore, ma non le tue idee. Perché loro hanno le proprie idee. Tu puoi dare dimora al loro corpo, non alla […]
Che questo 2020 siamo tutti strafelici che sia finito è scontato. Che speriamo tutti che il nuovo anno sia migliore è risaputo. Che gli auguri siano sempre graditi è arcinoto.
A questo punto il post potrebbe finire qui…
Ma, no! Voglio farvi gli auguri nel modo che mi è più congeniale, e per farlo ho scelto queste bellissime parole di Hermann Hessee questa splendida foto di Rodney Smith.
Vi auguro con tutto il cuore che possa essere un anno pieno d’amore.
Buon 2021!
Sull’amore
Hermann Hesse
“Quanto più invecchiavo, quanto più insipide mi parevano le piccole soddisfazioni che la vita mi dava, tanto più chiaramente comprendevo dove andasse cercata la fonte delle gioie della vita.
Imparai che essere amati non è niente, mentre amare è tutto, e sempre più mi parve di capire ciò che da valore e piacere alla nostra esistenza non è altro che la nostra capacità di sentire.
Ovunque scorgessi sulla terra qualcosa che si potesse chiamare “felicità”, consisteva di sensazioni. Il denaro non era niente, il potere non era niente. Si vedevano molti che avevano sia l’uno che l’altro ed erano infelici. La bellezza non era niente: si vedevano uomini belli e donne belle che erano infelici nonostante la loro bellezza.
Anche la salute non aveva un gran peso; ognuno aveva la salute che si sentiva, c’erano malati pieni di voglia di vivere che fiorivano fino a poco prima della fine e c’erano sani che avvizzivano angosciati per la paura della sofferenza.
Ma la felicità era ovunque una persona avesse forti sentimenti e vivesse per loro, non li scacciasse, non facesse loro violenza, ma li coltivasse e ne traesse godimento.
La bellezza non appagava chi la possedeva, ma chi sapeva amarla e adorarla. C’erano moltissimi sentimenti, all’apparenza, ma in fondo erano una cosa sola.
Si può dare al sentimento il nome di volontà, o qualsiasi altro. Io lo chiamo amore. La felicità è amore, nient’altro. Felice è chi sa amare.
Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita.
Ma amare e desiderare non è la stessa cosa. L’amore è desiderio fattosi saggio;
l’amore non vuole avere; vuole soltanto amare.”
Il 21 luglio 1951 nasce a Chicago Robin McLaurin Williams.
La passione per il teatro, porta il giovane Williams a New York, dove studia recitazione presso la Juilliard School . Completati gli studi si trasferisce a San Francisco, dove intraprende la carriera di attore teatrale.
Bastano due brevi apparizioni nella serie televisiva Happy Daysper fare intuire al produttore e regista Garry Marshall che quel buffo alieno piaceva molto al pubblico…
Nasce così una delle serie televisive più famose Mork & Mindy. Robin Williams con il suo Mork che, su un uovo viene da Ork, conquista presto il cuore di milioni di telespettatori nel mondo.
Quelli della mia generazione, lo ricordano bene l’alieno, dal cuore umano più di qualunque umano, che dormiva a testa in giù e compariva fra i terrestri, allargando le dita e dicendo Na-no Na-no.
… certi cambiamenti non sono necessari, vede: molti terrestri si cambiano perché non credono di apparire bene agli altri, mentre il vero problema è che non appaiono bene proprio a se stessi. Peccato! E con questo arrivederci alla prossima puntata! Nano, nano!
Il primo ruolo importante al cinema arriva nel 1980 quando Robert Altman lo sceglie per il filmPopeye – Braccio di Ferro.
Il film non venne particolarmente apprezzato dalla critica, ma consentì a Robin Williams, grazie alla sua magnifica interpretazione, di farsi notare e di ottenere altri ruoli per film importanti.
Nel 1987, il regista Barry Levinson in Good Morning, Vietnam, lascia libero Williams di improvvisare. Il risultato è una meravigliosa interpretazione del disc jockey dell’aviazione Adrian Cronauer, grazie alla quale ricevette la sua prima nomination agli Oscar.
Nelson Mandela Day il giorno in cui siamo tutti coinvolti
Il 18 luglio del 2009 viene istituita ufficialmente dalle Nazioni Unite, una giornata di festa internazionale Il Nelson Mandela International Day o Mandela Day in onore a Nelson Rolihlahla Mandela nato il 18 luglio 1918. Affinché continui a risuonare in tutto il mondo il nome dell’uomo che scosse le coscienze e cambiò la vita del suo popolo, trasformando il Sudafrica in una moderna democrazia. Indiscusso protagonista della lotta contro apartheid, razzismo e disuguaglianza umana.
Ha 26 anni quando entra nella politica attiva diventando membro dell’ANC (African National Congress) , il più importante partito sudafricano, guidando per anni campagne pacifiche contro l “Apartheid” allo scopo di porre fine alle ingiustizie continue, compiute dal Partito Nazionale nei confronti della popolazione nera.
Nel 1960 , nel corso di una manifestazione pacifica contro la politica segregazionista, che passerà tristemente alla storia come “il massacro di Shaperville“, la polizia uccide 69 militanti dell’ANC . In seguito il governo proibirà l’assembramento di neri mettendo al bando l’ANC .
Mandela riorganizza il partito, ma nel 1962 viene arrestato per la seconda volta e condannato all’ergastolo. Resterà in carcere fino al 1990.
In quei lunghi 27 anni di detenzione, Mandela lesse molti testi, poemi, poesie, liriche, in particolare una poesia in inglese del poeta Britannico William Ernest Henley, del 1875 : Invictus , gli fu di ispirazione per resistere alla dura prigionia.
Le crescenti proteste dell’ANC e le pressioni della comunità internazionale portarono al suo rilascio l’11 febbraio 1990, su ordine del Presidente sudafricano F. W. de Klerk, e alla fine dell’illegalità per l’ANC. Aveva 71 anni.
Nel 1993, ricevette il Premio Nobel per la Pace. Nel 1994 divenne il primo Capo di Stato sudafricano di colore. Fu il primo presidente ad essere eletto con suffragio universale.
L’immensa dedizione di Nelson Mandela al raggiungimento di una politica equa e giusta e all’ottenimento della libertà per il suo popolo gli è stata riconosciuta in tutto il mondo: a lui sono dedicate piazze, statue e giornate della memoria, ha ottenuto oltre 250 riconoscimenti, tra cui il Premio Nobel e 50 lauree ad honorem, grazie ai suoi numerosi sforzi a favore dei diritti umani .
Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso
Il 4 luglio 2014 ci lasciava Giorgio Faletti, scrittore, attore, cantante, paroliere, pittore. Un artista poliedrico e talentuoso. Ma chi era Giorgio Faletti? Quante anime si nascondevano dietro quei suoi imperscrutabili occhi azzurri?
Sono un giocatore. Non sono mai immobile. Non mi ripeto. Investigo, corro, rischio, sperimento. Vorrei che la gente sapesse che in tutti questi anni non mi sono mai fermato. Continuo a cercare strade nuove.
Tre atti e due tempi. Giorgio Faletti, 2011
Una laurea in giurisprudenza, le prime esperienze artistiche al “Derby” di Milano e poi l’esordio in televisione nel 1985 con “Drive in” dove conquista il pubblico con una esilarante carrellata di personaggi dallo stralunato “Carlino” con il suo “giumbotto” a “Suor Daliso” all’indimenticabile “Vito Catuozzo“.
Ma il successo è un animale strano,si fa raggiungere lo afferri e poi scappa.
Così ricorda il suo amico Massimo Cotto
Dopo i trionfi di Drive In… era arrivato un lungo oblio. Nessun contratto, gli amici (o pseudo tali) spariti, il telefono che non suonava, la tristezza assoluta di un capodanno in autogrill, un brindisi con la cameriera in bicchieri di carta, dopo una serata fallimentare in un localaccio di strada… Faletti si porterà in tasca il dolore di quella stroncatura per anni, non per rivalsa, ma per non dimenticare che tutto poteva nuovamente scomparire da un attimo all’altro. ( Giorgio_Faletti )
La sua vena artistica è irrefrenabile, continua a scrivere Giorgio Faletti e scrive anche canzoni.
Nel 1994 partecipa al Festival di Sanremo, si classifica al secondo posto e si aggiudica il Premio della critica con la canzone Signor tenente ispirata alle stragi di Capàci e di via D’Amelio.
La musica non tradisce. la musica è la meta del viaggio. La musica è il viaggio stesso.
Nel 2002 pubblica il suo primo libro Io uccido, un esordio da quattro milioni di copie.
Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare. Non le hai scelte e nemmeno le vorresti, ma arrivano e dopo non sei più uguale. A quel punto le soluzioni sono due: o scappi cercando di lasciartele alle spalle o ti fermi e le affronti. Qualsiasi soluzione tu scelga ti cambia, e tu hai solo la possibilità di scegliere se in bene o in male.
Gli piaceva quel gioco, anche se aveva capito che non era tanto un gioco.
Fuori dai luoghi comuni, dalle facili etichette, la sua vita artistica è contraddistinta da una grande versatilità che diventa un’arte tra le arti, in qualunque di essa si cimenti è un successo.
Uno come Faletti dalle mie parti si definisce “larger than life”, uno che diventerà leggenda“. Jeffery Deaver
Nel 2004 esce il suo romanzo Niente di vero, tranne gli occhi.
Chiunque porti in giro occhi di quel genere non può essere una persona cattiva. Forse può anche succedere che faccia dei danni, ma solo se davanti a lei si sente il bisogno di abbassare per primi lo sguardo.
Nel novembre del 2005 Faletti riceve dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il Premio “De Sica” per la Letteratura.
Esistono due motivi per leggere un libro: uno, perché vi piace, e l’altro, che potrete vantarvi di averlo letto.
Bertrand Russell.
Avete già fatto le valigie? Provveduto agli acquisti dell’ultimo minuto: creme solari, telo da mare, occhiali da sole,un costume da bagno nuovo e… un libro o anche più di uno.
Io ne ho scelto dieci nuovissimi, da scoprire, completamente diversi tra di loro. Se voi come me, non siete particolarmente legati ai generi, ma piuttosto appartenete a quella categoria di curiosi che infilano il naso in tutte le pagine che sanno di inchiostro, allora, avrete di che divertirvi.
Dieci libri da scoprire
Credo che la nostra sia quella strana età in cui la vita può cambiare enormemente per delle decisioni minime.
Siedi: ora devi sapere di più.
Solo che mi mancava (…) un pezzo bello grosso: l’amore, il compagno, il fidanzato. Quello che non mi avrebbe fatto sentire sbagliata, sola, single, in una parola: zitella
Sto imparando a fare il papà. Non è un mestiere facile, e nessuno mi ha preparato a farlo, ma ce la metto tutta. Quello che a volte non riesco a capire, invece, è perché io mi ostini ancora a voler fare fumetti.
Dentro di me ci sono delle stanze piene di buio, e altre inondate di luce, corridoi incerti e finestre piene di stupore, e tu sei la prima persona a cui dono una mappa
Mi piace riflettere su ciò che desiderano realmente le persone che incontro. Ho iniziato a farlo da adolescente e da allora non ho più smesso.
L’Alcyon (…) aviva la bella bitudini di ristari dintra a un porto il minimo ‘ndispensabili e po’ scompariri
C’è una porta rossa su una parete morbida di calce bianca, e di fianco alla lampada a muro del giardino un geco appostato sembra guardare l’orizzonte al di là dell’immagine
Il tempo non era una corda che si srotolava di fronte a lei. Era una colonna di cerchi concentrici con lei al centro e il presente che fluttuava verso l’esterno lungo l’orlo lontano
Quella macchia mi metteva a disagio. Mi faceva pensare che fossi l’unico a notare le cose, a prenderle a cuore. «Come mai ti preoccupi tanto di quella macchia?» mi chiese una volta mia madre, e il bello era che io non capivo perché gli altri non lo facessero.
Persone normali,Sally Rooney, Einaudi, 2019.
La libreria del tempo andato, Amy Mayerson, Nord, 2019
Volevo essere una vedova, Chiara Moscardelli, Einaudi,2019
Pigiama Computer Biscotti, Alberto Madrigal, Bao Publishing 2019
Il numero più grande è due, Fabrizio Caramagna, Mondadori, 2019
La scelta, Gillian McAllister, Nord, 2019
Il cuoco dell’Alcyon, Andrea Camilleri, Sellerio, 2019
Tutto sarà perfetto, Lorenzo Marone, Feltrinelli, 2019
Il sussurro del mondo, Richiard Powers, La nave di Teseo,2019
Come muoversi tra la folla, Camille Bordas, Sem Editore, 2019
E poi non possono mancare dieci “intramontabili” i libri senza tempo. Qui l’elenco dovrebbe essere molto più lungo, ma per ovvi motivi ho scelto i primi dieci che l’istinto mi ha suggerito.
Dieci libri da rileggere
Vivo ora, qui, con la sensazione che l’universo è straordinario, che niente ci succede per caso e che la vita è una continua scoperta.
È una cosa straordinaria, ma non ho mai letto la pubblicità di un prodotto medicinale senza dover giungere alla conclusione di soffrire della particolare malattia di cui vi si tratta nella sua forma più virulenta.
Raskolnikoff non era abituato alla folla, e, come già abbiamo detto, da qualche tempo specialmente, evitava ogni rapporto con la società.
Nulla andrà perduto, né la curva di un tramonto, né la piega di un sorriso
La giusta comprensione di una cosa e la incomprensione della stessa cosa non si escludono.
La gente pensa che la storia abbia il respiro lungo, ma la storia, in realtà, ti si para davanti all’improvviso
C’era tempo per starsene un po’ al bar, per leggere i giornali, per sentirsi umani
Non lo disse ad alta voce perché sapeva che a dirle, le cose belle non succedono
Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita.
Qualunque cosa sia, dilla a te stesso. La verità ti renderà libero. Oppure ti beccherai un pugno sul muso.
Ultime due segnalazioni perché la famiglia è sempre la famiglia. Brother and sister perché come diceva una vecchia pubblicità two is megl’ che one!
E poi…non basta, perché il cinema è un mondo nel mondo e del mondo racchiude tutto.
Si dice che il primo amore non si scorda mai. Può essere.
Il 9 giugno 1934 nel cortometraggio intitolato «The Wise Little Hen», cioè «La gallinella saggia», appare per la prima volta sullo schermo un buffo papero dal lungo becco arancione vestito alla marinara il suo è nome Donald Duck, per tutti Paperino.
Nato inizialmente per fare da spalla a Topolino, ben presto il piccolo papero, così ricco di sfumature umane si conquisterà uno spazio tutto suo che darà vita ad un intero mondo: Paperopoli. Intorno a lui nascono una serie di personaggi : lo zio ricco e avaro Paperone , i tre nipotini Qui, Quo, Qua, Nonna Papera e l’eterna fidanzata Paperina. Al sfortunato paperino si contrappone il cugino Gastone eternamente baciato dalla dea fortuna e spesso suo rivale in amore.
Piccolo, goffo, pigro, sfortunato, ma con un cuore immenso, nel 1943 Paperino si aggiudica persino un Oscar per il cortometraggio Der Fuehrer’s Face che vede Paperino vivere un incubo nel quale è un operaio che lavora in una fabbrica nella Germania nazista. Personaggio che ricorda il grande Charlie Chaplin di Tempi Moderni .
85 anni di avventure e disavventure in cui il nostro piccolo eroe quotidiano riesce ad incarnare anche il sogno di tutti i suoi piccoli e grandi lettori:diventare un superoe e così nel 1969 nasce Paperinik il giustiziere mascherato di Paperopoli.
A volte, ai tempi della scuola, mi ponevo strane domande, che riaffiorano ora, per misteriose ragioni. C’è realmente un mondo, oltre a me? E se, invece, tutto esistesse soltanto nella mia mente? Se davvero sparisse ogni cosa quando io chiudo gli occhi?
La popolarità di Paperino travalica tutti i confini ed approda anche nella musica italiana
Lo troviamo citato in Vil Coyote da Eugenio Finardi: C’è chi nasce come Paperino | sfortunato e sempre pieno di guai.
E persino da Francesco Guccini in Amerigo :
L’America era il mondo sognante e misterioso di Paperino.
Eroe e antieroe, astuto e imbranato, irritabile e tenero, cocciuto e arrendevole, una miriade di sfumature in un piccolo papero dal cuore umano. Lunga vita a lui e al Paperino che è dentro ognuno di noi.
È sempre difficile rimettersi a scrivere dopo tanto tempo, ritrovarsi davanti una pagina bianca e non sapere come riempirla, eppure senti, profondamente dentro di te, il bisogno e la brama di scrivere.
Cosa si fa in questi casi? Si apre e si richiude migliaia di volte quella pagina, che continua a rimanere sempre, irrimediabilmente bianca.
Fino al momento in cui, le parole si fanno spazio da sole, sgomitando , confondendosi con un’infinità di pensieri che non riescono a trovare ordine. Eppure quell’ordine lo cercano, lo invocano, lo implorano…
Miriadi di parole che affollano la mente e che non riescono a trasformarsi in concetti, che non arrivano a diventare frasi di senso compiuto, ma solo parole. Parole vuote, parole inutili, parole sciocche, parole fredde, parole in divenire.
E allora chiedi aiuto alla musica, da sempre musa ispiratrice, e che per anni ti ha accompagnato nel processo creativo, rivelandosi una fantastica complice.
Basta un click, ed eccola lì pronta a guidarti, attraverso le note di Ludovico Einaudi, che dolcemente cominciano a diffondersi nell’etere, così delicatamente, quasi a voler placare la confusione che regna sovrana nella tua testa.
Ed ecco che le parole, rapite dalla musica, iniziano a muoversi gradualmente insieme alle note, ed acquistano forma, cominciando a vivere di vita propria.
Le dita sulla tastiera scorrono veloci autonomamente e freneticamente perché non riescono a tenere il ritmo incalzante delle parole, che, anarchicamente, danzano a tempo di musica .
Poi il tempo rallenta, la musica
si fa più dolce e la tastiera diventa un’amica alla quale vorresti confidare le
sensazioni più segrete e più difficili da esternare… ma è solo un attimo, un
respiro.
L’arte dei suoni riprende il suo ritmo veloce e le dita pigiano semplicemente sulla tastiera come le mani del pianista sul pianoforte, l’enfasi ti avvolge e cominci a sentirti tutt’uno con la musica, che, improvvisamente, ti rapisce per condurti in un’altra dimensione, dove tutto è possibile, tutto è plausibile, dove non esistono divisioni tra parole e note ma insieme danzano dandosi la mano e ti accompagnano in questo viaggio surreale e bellissimo, ed è così che non pensi più a quello che volevi scrivere, che non è poi così importante, quanto la magnifica esperienza che stai vivendo…e ti commuovi…ti senti felice perché hai ritrovato quella parte di te che sembravi aver perso e che forse non avevi tanta voglia di ritrovare, ma lei sì, voleva essere ritrovata, non amava le tenebre in cui l’avevi nascosta e chiedeva di venire alla luce, quella luce che per tanto, troppo tempo, le avevi negato. Non per cattiveria o masochismo ma perché non lo ritenevi un elemento così importante, così fondamentale per la tua sopravvivenza. Ti sbagliavi, certo non era importante per sopravvivere, ma per Vivere pienamente sì.
Il Maestro continua a suonare: Divenire, niente di meglio in questo mio
delirio, la dolcezza della musica mi avvolge e mi lascio trasportare senza
apporre alcuna resistenza, abbandonandomi completamente al divenire. Le parole
riprendono a fluttuare lievemente, finalmente libere dalle zavorre a cui erano
rimaste legate, non sono più avvinghiate tra di loro ma librano nell’aria leggere
e felici, libere di potersi muovere, di danzare, di volare e perché no anche di
cadere, ma è una caduta libera e consapevole e per questo dolcissima.
Il Maestro si ferma, il brano è finito.
Le sue dita si staccano dalla tastiera e le parole restano sospese a mezz’aria , poi si voltano a guardarmi, sorridendo mi vengono incontro e mi circondano avvolgendomi in un caldo abbraccio. Chiudo gli occhi e sorrido felice.
«Parla del sogno, Martin! Parla del sogno!», così Mahalia Jackson, la grande cantante gospel che aveva aperto la manifestazione, urla dalla folla.
É il 28 agosto del 1963, al termine della marcia di protesta per i diritti civili e Martin Luther King ha iniziato da poco il suo discorso davanti al Lincoln Memorial di Washington.
«Ero a pochi metri di distanza e ricordo benissimo che King ha accantonato i fogli e ha preso a parlare a braccio». Così racconta Clarence Benjamin Jones, consigliere e amico intimo di Martin Luther King , autore del libro Behind the Dream: The Making of the Speech that Transformed a Nation (Dietro al sogno. Come è nato il discorso che ha cambiato la nazione).
Soltanto i primi sette paragrafi del discorso erano preparati – racconta Jones – Avevamo selezionato insieme i temi e lui aveva steso il testo. Poi a un certo punto, sembrava di essere alla messa della domenica in una di quelle “chiese gospel” nelle quali i fedeli fanno le loro osservazioni a voce alta. Da quel momento il reverendo King non ha più letto il discorso, ma lo ha usato solo come guida» racconta Raveling.
Così Martin Luther King, ha preso a parlare liberamente, spontaneamente, regalandoci uno dei più bei discorsi della storia.