La formula

DNA molecules and human

La formula non funzionava, eppure ero certa che gli elementi e il dosaggio erano quelli richiesti. Ma, qualcosa non quadrava, i miei pensieri continuavano a vagare distratti, come se avvertissi un disturbo di sintonizzazione. Un accumulo di campo magnetico o cos’altro?

Dovevo concentrarmi, ma il pensiero di Franz mi distraeva, le sue parole continuavano a rimbombare nella mia testa « Così non va bene Claudia, non sei presente a te stessa, basta guardarti negli occhi per capirlo, cos’è che ti turba? »

Già, cos’era che mi turbava? Quel pensiero che continuava a girare e rigirare a vuoto come una trottola impazzita nella mia mente e di cui forse non volevo prendere coscienza, ma poi perché?

Per quale motivo mi costava tanta fatica consapevolizzarlo, eppure credevo di aver raggiunto uno stato di coscienza abbastanza chiaro… Eppure, quel fastidioso ronzio, quasi fosse un campanello d’allarme, continuava a riecheggiare come uno sciame d’api impazzite.

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La tavola imbandita

Racconto estemporaneo

Dicono che non ho, quello che comunemente viene definito, un “brutto carattere” anche se a volte mi accusano di essere precisa, quasi pignola. Forse è vero, ma ritengo importante che le cose vadano per il verso giusto e tutto fili perfettamente. Certo, non sono una persona che usa mezze misure per dire ciò che pensa e non ho atteggiamenti accomodanti, ma nel mio piccolo riesco a capire quando una cosa viene fatta con cura e quando invece è fatta solo per dovere, senza metterci dentro passione e amore.

Così, quando Silvia si presenta a me dicendo «Signora, per stasera tutto sta andando meravigliosamente bene», la prima cosa che mi viene in mente è rispondere “siamo sicuri?”

 E non, perché Silvia in passato mi abbia creato dubbi riguardo le sue capacità lavorative, ma perché, pur essendo meticolosa nel seguire le mie direttive e applicandosi oltre misura a non deviare da ciò che esattamente le dico di fare, manca appunto d’inventiva. Si limita ad eseguire il suo compito senza purtroppo aggiungere un tocco personale, senza uscire mai dal seminato, certo la si potrebbe definire un’ottima esecutrice.

Riesco comunque a controllare la mia risposta ed invece di scendere subito in sala da pranzo a vedere come stanno andando le cose, le accenno un sorriso ed inizio a chiederle della disposizione dei posti, delle candele, del menu, del posizionamento delle posate e del resto per l’importantissima cena di stasera.

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Sulla spiaggia e di là dal molo stanotte sorgerà il sole.. Ultimo capitolo

Blog novel. Il Bell’Antonio di professione reporter.

Avviso per i lettori: Se quello che state per leggere vi sembrerà scritto in modo “bizzarro”, avete ragione. È una forma di racconto sperimentale, scritto utilizzando i titoli e le battute tratte dai film. Un noir sui generis che giunge al suo epilogo. Arrivederci al prossimo blog novel…

IV

viii° capitolo

Girando intorno al cespuglio di more, mi ritrovai davanti a quel giardino di aranci fatti in casa, non mi era accorta di aver camminato così tanto. Imponente davanti ai miei occhi, si erigeva l’antica villa. Avevo letto un po’ di tempo fa un articolo, in cui si parlava di una vecchia signora che viveva sola, in quella casa sperduta nel parco, e che da moltissimi anni non si inoltrava mai oltre il giardino della sua dimora.
Ignorando completamente il divieto d’accesso e l’indicazione che sanciva la proprietà privata, spinsi il cancello e mi avviai lungo il viale.

Arrivata a quella casa in fondo al viale, mi accorsi che la porta era solo accostata, la spinsi ed entrai.
Dentro la casa della vecchia signora, tutto era perfettamente lindo, un piacevole odore di lavanda penetrava nelle mie radici e quasi certamente qualcuno ascoltava musica da un’altra stanza.
«Le piace Brahms?»
La voce nell’ombra mi fece sussultare.

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Il gioco della verità. Capitolo VII°

Blog novel. Il Bell’Antonio di professione reporter

Avviso per i lettori: Se quello che state per leggere vi sembrerà scritto in modo “bizzarro”, avete ragione. È una forma di racconto sperimentale, scritto utilizzando i titoli e le battute tratte dai film. Un noir sui generis che potrete leggere, ogni lunedì e giovedì su questo blog. Buon divertimento!

III

Capitolo VII°. l’ora della veritÀ

A proposito di donne, ormai era una certezza che non ne capivo un accidenti, dopo l’ultima sfuriata non mi aspettavo certo di trovarla a casa da sola ad aspettarmi.
«Mangiare-bere, uomo-donna ecco i binomi dai quali è difficile liberarsi. Chissà se esiste un paese senza donne, oramai grazie a voi la mia è diventata una vita difficile. Non attendevo visite a domicilio, non mi pare neanche di averti mai detto entra pure quando
passi da queste parti… posso sperare che prima o poi finirà questa persecuzione?»
«Non mi aspettavo certo un’accoglienza calorosa ma forse un tocco di classe in più non ti nuocerebbe. Sai che c’è di nuovo? Che sto per chiederti la tregua Tony, basta giocare come cani e gatti credo che a questo punto sia arrivata l’ora della verità. Forse sono pazza a fidarmi di te ma non ho altra scelta, siamo alla resa dei conti. Per una tragica fatalità i nostri destini si sono incrociati, io ho bisogno di te e sono pronta ad aiutarti ma ad un patto: da questo momento tra noi nient’altro che la verità»
«Certo ora la verità è fatta su ordinazione; le più utili verità sono create dai più abili mentitori».

Questa volta non rispose alla mia provocazione e, a proposito di uomini, ne converrete con me che, davanti ad una bellezza che non lascia scampo, diveniamo dei veri allocchi. Ma non so, sarà stato il tono deciso della sua voce, la luce che brillava nei suoi occhi, la rabbia in corpo che trasudava dai suoi pori, o quel certo non so che…ma era la prima volta che quella bambola mi appariva sincera…

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Il segreto di Sally- Capitolo VI°

Blog Novel. Il bell’Antonio di professione reporter

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II

Capitolo VI°. IL SEGRETO DI SALLY

Quando arrivai a quella villa in fondo al parco mi stava aspettando. L’uomo che sussurrava ai cavalli, amava alzarsi all’alba per andare personalmente ad accudire i suoi animali preferiti. Anche se oramai l’alba di Luca non era più la stessa da quei dannati giorni dell’odio e dell’inferno.
«Vieni, Sally, ti faccio vedere l’ultimo arrivato, è nato il quattro luglio».
Guardai quegli occhi che non sorrisero, che non riuscivano più a sorridere nemmeno verso una nuova vita. L’anima di un uomo era stata completamente lacerata dal dolore, i suoi occhi riflettevano ancora i fotogrammi mortali di quel maledetto lunedì mattina.
Sull’anima e il volto vi erano scolpiti i segni del male.
«Mi spiace dirtelo cara, ma non hai una splendida cera, hai il volto tirato, tipico di quando una donna non dorme».

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Sesso e potere. Capitolo V°

Blog Novel. Il bell’Antonio di professione reporter

Avviso per i lettori: Se quello che state per leggere vi sembrerà scritto in modo “bizzarro”, avete ragione. È una forma di racconto sperimentale, scritto utilizzando i titoli e le battute tratte dai film. Un noir sui generis che potrete leggere, ogni lunedì e giovedì su questo blog. Buon divertimento!

CAPITOLO V°. Sesso e potere

Era notte a Roma oramai quando Sally arrivò.
«Scusate il ritardo» disse.
Ci limitammo a salutarla con un cenno della testa, intenti come eravamo entrambi nella lettura di un fascicolo nero sugli Amberson, proveniente dagli archivi della polizia Criminale, che grazie alle sue amicizie Harry era riuscito a procurarsi.
Sally aspettò qualche minuto quindi un po’ seccata aggiunse:
«Madonna, che silenzio c’è stasera. Fate come se non ci fossi, no problem! Se non per un piccolo particolare, mi era stata proposta una cena quasi perfetta, ed io sono stata tutto il giorno in giro a lavorare per voi. Avrei anche delle rivelazioni, ma poiché sto soffrendo
la fame e la sete quasi quasi vado via a mangiare qualcosa»
«Scusaci Sally» disse Harry alzandosi. «Anzi, grazie di tutto, di essere venuta e di volerci aiutare a rischio della vita…»
«Tranquillo Harry, non nutrire grandi speranze, il suo è un aiuto completamente disinteressato non cerca né onore né gloria…»
«Oh, non preoccuparti tesoro, è la vita, non ci puoi fare niente, se non ti fanno male gli altri, ci penserai da solo a fartelo…»
«Ragazzi, per favore state buoni se potete, almeno per questa notte, ricordatevi che nel bene e nel male siamo qui tutti e tre per scoprire chi c’è dietro questa trappola criminale. Sally parlavi di alcune rivelazioni, hai scoperto qualcosa?»
«Si. Roy Dillinger aveva preso in affitto un appartamento al Plaza, qui a Roma, Precisamente in piazza delle cinque lune dove ogni tanto ospitava, diciamo così, femmine di lusso. Il giorno prima dell’assassinio della Raquin c’era una donna a casa di Dillinger…».

S’interruppe per osservare le nostre facce.
«E quindi?» la sollecitai.
Riprese con aria soddisfatta: «L’inquilino del terzo piano dice di aver sentito litigare furiosamente un uomo e una donna, al punto tale che si ricorda con esattezza le parole utilizzate dall’uomo. Sembra che le abbia urlato: Attenta, perché potrei stringerti il collo
fino a farti male
»
«Accidenti» dissi «Questo potrebbe significare che forse non è stato un assassinio su commissione, se quella donna…»
«Si, Tony, il testimone l’ha poi vista uscire dall’appartamento e dalla descrizione fatta, la signora in rosso, era proprio Teresa Raquin. La cosa buffa è che, il caro estinto e la calda amante, lavoravano entrambi per l’onorata società. Lui a volte era pagato per uccidere
e lei gestiva le professioniste del peccato che offrivano, con un tocco di classe, i loro servigi a quelli che contano. Hai presente quei giochi particolari…»
«Aspetta Sally, fammi capire», intervenne Harry «stai parlando di perversioni di lusso, dietro tutto ci sarebbe solo una volgare storia di sesso e potere ?».

Mentre Sally parlava mi ritornò in mente il corridoio della paura di casa Amberson, quei sussurri e grida che provenivano da dietro la porta chiusa, in quella che doveva essere la stanza dei segreti.
«Porca vacca, ragazzi, i fetentoni hanno utilizzato come esca Teresa ed io ho abboccato all’amo come un allocco» quindi raccontai loro quello che avevo sentito alla festa degli Amberson.
Sally mi guardava, divertita dal mio sbigottimento.
«Già, Tony mi spiace dirtelo, ma sai la beffa della vita è che a volte l’apparenza inganna. La meravigliosa illusione che il tuo fascino fosse semplicemente irresistibile, in realtà celava il grande bluff. Che ci puoi fare amico mio, la tua ingenuità è da manuale d’amore,
ma non te la prendere dai, basta che non si sappia in giro»

Avrei voluto strozzarla con le mie mani, ma rimase una botta senza risposta perché forse non aveva tutti i torti.
Harry la guardava ammirato:«Mica scema la ragazza!» commentò.
«Divento intelligente, quando mi serve. Ma al più degli uomini non piace»
Rispose lei lanciandomi un’occhiata eloquente.
«La capacità di parlare non fa di te un essere intelligente, e poi c’è ancora l’anello mancante. Abbiamo l’assassino ma senza movente e soprattutto come, quando, perché uccidere Dillinger e poi ridurlo in quel modo?»
«Azzardo un’ipotesi, Tony» rispose Harry «considerando che niente può essere lasciato al caso, più che di doppio gioco si potrebbe supporre il triplo gioco da parte di Teresa, una questione privata tra lei e Dillinger, ma qualcuno ha tradito, il giocattolo deve essersi rotto e la famiglia può aver deciso di interrompere un gioco a due con un delitto per delitto, cosa ne pensate?»

A torto o a ragione la tesi poteva reggere, ora bisognava parlare con il commissario e sperare che tutto andasse per il meglio. Dodici minuti dopo mezzanotte e dopo innumerevoli ipotesi Harry decise di andare via mentre Sally volle bere ancora l’ultimo
bicchiere…

«Dai, rilassiamoci un po’» disse «ci vuole un cocktail. Ti faccio vedere come si fa un martini» preparò i bicchieri, mi porse il mio ed alzò il suo e fissandomi con due occhi diabolici brindò : «A noi due tesoro!».
Ero seduto alla sua destra sorseggiando il martini, quando mi si avvicinò e con fare languido, come solo le donne sanno fare, ben consapevole di essere una tentazione bionda mi sussurrò:
“Tony, per favore, dimentica il mio passato e prova a volare. Credimi, questa non è un’altra stupida commedia americana»

La donna è donna, e adesso, pover’uomo? Già, dovevo resistere a quella dinamite bionda, anche se quello strano desiderio che partiva dal basso, stava diventando qualcosa di travolgente. La tentazione era forte, non so se può succedere anche a te, ma prova ad
immaginare una magnifica presenza, nel mezzo della notte, qualcosa di biondo con un corpo da reato ed una voce suadente che ti sussurra nell’orecchio : Baciami, stupido.
Cosa fai quando la carne urla?
Con gli occhi chiusi tirai un lungo respiro, costi quel che costi, avrei detto no a quella attrazione fatale, questa volta non avrei ceduto ad un caldo corpo di femmina.
La guardai e sentii la grande onda del desiderio. Certo che avrei fatto sesso e volentieri, ma già una volta ero stato preso in giro da una sua commedia sexy.
Sentivo la calda emozione crescere in me, ma attenzione, mi dissi, il cuore criminale delle donne è capace di tutto e ingannevole è il cuore più di ogni cosa.
Tra il tormento e l’estasi mi alzai dal divano la presi per un braccio e l’accompagnai alla porta.
«Mi spiace cara, ma due come noi, non dei migliori, è meglio se non stanno a distanza ravvicinata, niente di personale darling, c’è sempre un domani, chissà…»
«Ma si, corri, uomo corri. Recentemente avevo pensato a te perché credevo che tu fossi non dico molto intelligente, ma almeno un pochino meno stupido degli altri. Ho avuto torto: sei soltanto un poco più alto» e così dicendo mi volse le spalle e andò via…

[continua…]

L’appuntamento con il prossimo capitolo è per giovedì 6 giugno

Capitoli precedenti

  1. https://marilenadattis.wordpress.com/2019/05/20/blog-novel-il-bell-antonio-lavvertimento/
  2. https://marilenadattis.wordpress.com/2019/05/23/blog-novel-il-bellantonio-laffare-di-una-notte/
  3. https://marilenadattis.wordpress.com/2019/05/27/blog-novel-il-bellantonio-accusa-di-omicidio/
  4. https://marilenadattis.wordpress.com/2019/05/30/lultimatum-capitolo-iv/

Il Bell’Antonio di professione reporter. Genesi

923 titoli di film per un racconto “sui generis”

Jonny Depp in Neverland. Un sogno per la vita
Marc Forster,2004

“Libera la balena che è in te”

“Quale balena?”

“Quella della tua immaginazione”

Si può scrivere un racconto utilizzando i titoli dei film? Solo se si è posseduti da una irragionevole passione per il Cinema. Ed io, che, quando si tratta di delirio creativo, non metto limiti, l’ho scritto utilizzando 923 titoli di film. Il risultato è una storia “sui generis“, noir, sentimentale, umoristico, difficile da incastrare in un genere.

Per onestà intellettuale devo confessarvi che in realtà, questo racconto, è nato moltissimi anni fa e per molti anni è rimasto chiuso in un cassetto. Ogni tanto veniva tirato fuori, spiato e richiuso, quasi con una forma di pudore,  per qualcosa che poteva sembrava maniacale, come la mia passione per il cinema.

   Quando ogni tanto, trovavo il coraggio di parlarne con le persone a me più vicine, percepivo attraverso i loro sguardi e la loro perplessità, quanto doveva sembrare folle un’operazione del genere.

   A me sembrava solo un atto d’amore, quelle cose che si fanno, perché dentro, qualcosa quei film ti hanno lasciato, perché quei titoli da soli raccontano una storia; che non è solo la storia raccontata nel film, ma è la storia del Film.

La creazione della sceneggiatura, l’ansia delle riprese, la luce giusta,e poi… l’apprensione  del regista, le ore di attesa degli attori tra un ciak e l’altro, i tecnici, i macchinisti, costumisti, truccatori. Insomma un “mondo”, per raccontare un sogno, un mito, una storia vera… da racchiudere in un titolo.

   E quei titoli spesso mi giravano nella testa. All’inizio, con carta e penna, cominciarono a diventare delle frasi e a raccontarmi delle microstorie. Finché un giorno non ho deciso di sedermi al computer e lasciare che si raccontassero da sole.

Così nasce il bell’Antonio di professione reporter, che ha da subito avuto tutta la mia simpatia per la sua predisposizione ai guai. Mentre il racconto prendeva forma attraverso i suoi personaggi, ecco che ogni tanto quei personaggi, quasi autonomamente, parlavano utilizzando le battute dei film, che, se volete soddisfare la vostra curiosità, trovate segnalate in corsivo con la nota a piè di pagina, che riporta il titolo del film corrispondente.

Una lucida follia, quell’insostenibile leggerezza dell’essere che provavo scrivendolo e che probabilmente, non avrebbe mai visto la luce se non ci fosse stato l’incontro, nel lontano 2014 con alcuni amici cinefili che si sono letteralmente entusiasmati e mi hanno sostenuto ed aiutato nella stesura dell’intero libro, con suggerimenti, segnalazioni e notti insonni a vedere film. Il racconto infatti, è solo la prima parte del libro Sapore di Cinema . La parte più fantasiosa di un libro che è stato scritto per soddisfare un irrefrenabile bisogno.

Bisogno di sfuggire a se stessi, e cioè di perdersi nel mondo esterno, di dimenticare il proprio limite, di meglio partecipare al mondo…e cioè in fin dei conti di sfuggire a se stessi per ritrovarsi.

Edgar Morin

Il racconto di 27 pagine, sarà pubblicato a “puntate” su questo blog. sperando possiate divertirvi nel leggerlo, vi lascio una piccola anticipazione…buona lettura!


Il bell’Antonio di professione reporter

continua…
Marilena Dattis- Claudio Amendola

Finalmente parlo con me

Quando ho deciso di aprire il blog, questo è stato il primo racconto che ho voluto inserire….

Limite infinito

Sabato 24 aprile 2010

Mi ritrovo qui seduta davanti al computer a scrivere.

In televisione Giovanni Minoli mi racconta la storia d’Italia, una storia d’altri tempi quella dell’Unità d’Italia, il racconto inizia dal 1860. Cent’anni prima che nascessi io.

La storia ha sempre qualcosa di affascinante, il racconto di fatti realmente accaduti, narrati in modo sapiente hanno quasi il sapore di una favola. Una favola però amara, il sacrificio di tante vite in nome di un’ideale, peccato che oggi non esistano più ideali non si combatte più per difendere un’idea, per ciò che si ritiene giusto. L’aria che si respira è quella dell’amara rassegnazione, ci si consola dicendo che potrebbe andare peggio. Peccato, perché potrebbe andare anche meglio.

Mentre mi lascio andare a queste riflessioni mi rendo conto che non mi riferisco agli altri ma in realtà è a me stessa che sto parlando, l’ennesima delusione per un banalissimo comportamento, in parte…

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IL MIO NOME È ORO

oro

Il mio nome è Oro e non so più dove mi trovo.

Non ricordo di aver avuto sogni da bambino. Ma se una zingara, una maga, un’indovina avesse previsto il mio futuro, io le avrei riso in faccia.

E avrei sbagliato due volte. La prima perché non si ride in faccia alla gente, lo so per esperienza, la seconda perché nella mia condizione non ho molti motivi per ridere.

No, non è sempre stato così. Ho avuto giorni migliori. Quando la mia arte attraversava le tele rendendole accese e vibranti. Il mio nome echeggiava tra  mostre importanti e critiche eccellenti. E nel frattempo, m’innamoravo di Sara.

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Finalmente parlo con me

Sabato 24 aprile 2010

Mi ritrovo qui seduta davanti al computer a scrivere.

In televisione Giovanni Minoli racconta la storia d’Italia, una storia d’altri tempi quella dell’Unità d’Italia, il racconto inizia dal 1860. Cent’anni prima che nascessi io.

La storia ha sempre qualcosa di affascinante, il racconto di fatti realmente accaduti, narrati in modo sapiente hanno quasi il sapore di una favola. Una favola però amara, il sacrificio di tante vite in nome di un’ideale, peccato che oggi non esistano più ideali non si combatte più per difendere un’idea, per ciò che si ritiene giusto. L’aria che si respira è quella dell’amara rassegnazione, ci si consola dicendo che potrebbe andare peggio. Peccato, perché potrebbe andare anche meglio.

Mentre mi lascio andare a queste riflessioni mi rendo conto che non mi riferisco agli altri ma in realtà è a me stessa che sto parlando, l’ennesima delusione per un banalissimo comportamento, in parte aspettato, da parte di qualcuno ed ecco che ci ricasco, mi lascio andare a riflessioni che so già non mi porteranno da nessuna parte.

erwin-olaf-caroline-serie-grief-2007

Sono mesi che oramai mi chiedo ma tu cosa vuoi? Questo senso di insoddisfazione a volte spezzato da piccoli bagliori di gioia, mi sta rompendo le scatole. Lo so da dove nasce, lo conosco bene e ci litigo spesso. Ci sto lavorando, mi dico, ma lavorando a cosa? A capire dove voglio andare? No, questo lo so, e allora su cosa sto lavorando? Boh! Che palle!

Il dialogo con me stessa a volte è realmente fastidioso, la consapevolezza che il mio mondo interiore scalcia la avverto sulla pelle, e allora gli dico: parla più chiaro, non farmi venire il mal di testa, se hai delle esigenze particolari esplicitale, se hai dei bisogni impellenti esprimili. Niente, non c’è niente da fare, continua a scalciare come un bambino irrequieto a cui manca la mamma anche se lei è lì con lui.

Già perché io sono qui, sono presente a me stessa eppure c’è una parte di me che non riesco a vedere, che non riesco a toccare, questo maledetto mondo inconsapevole mi fa diventare matta, forse ho letto troppo testi di psicologia, forse la colpa è del mio professore che sembra che a tutto abbia una risposta, beato lui, ma so che non è così, non è vero che ha una risposta per tutto anche lui a volte litiga con se stesso, ne sono certa, e allora mi consolo.

Bugie, non è vero che mi consolo, in realtà sono troppo presa dal mio dialogo interiore affinché in questo momento possa essere realmente interessata ai pensieri o agli eventuali conflitti del mio professore.

Io voglio parlare con me stessa, so che mi ascolterei. Bugia anche questa, non è vero che mi ascolto, se fosse vero lascerei sfogare tutta la mia rabbia, tutto il malessere che mi porto dentro e che faccio finta che non esista.

Più di una volta il mio prof-doc mi ha detto : deve imparare a rispettarsi di più, io questa frase ho continuato a ripetermela ma mica l’ho capita tanto bene. O meglio, ho capito cosa voleva dire, la sostanza era non pretendere troppo da me stessa, e chi lo fa? Io mi prenderei a schiaffi se non fosse che non sopporto il dolore fisico, ma non perché pretendo troppo da me ma perché proprio non mi capisco e giuro che ci provo.

Anche ora ci sto provando, mi sto chiedendo cosa vuoi? Parla con me!

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