Il 29 novembre 2010 ci lasciava il grande Mario Monicelli
Anche quando si è trattato dell’ultimo “Ciak“, Mario Monicelli lo ha voluto dare a suo modo. Non aspettando che la morte arrivasse, ma andandogli incontro, anticipandola senza concedere e concedersi abbuoni, lasciandoci con quel dolce amaro tipico dei suoi migliori film. Quel dolce, come lo definì Miccichè, di essere “autore” suo malgrado e l’amaro di una morte imprevedibile.
Le grandi domande esistenziali non mi interessano. Chi siamo e dove andiamo sono cose su cui non mi sono mai soffermato.
Anche quando si è trattato dell’ultimo “Ciak“, Mario Monicelli lo ha voluto dare a suo modo. Non aspettando che la morte arrivasse, ma andandogli incontro, anticipandola senza concedere e concedersi abbuoni, lasciandoci con quel dolce amaro tipico dei suoi migliori film. Quel dolce, come lo definì Miccichè, di essere “autore” suo malgrado e l’amaro di una morte imprevedibile.
Del resto in molti suoi film la rappresentazione della morte avviene senza sconti e edulcorazioni, basti pensare a I soliti ignoti o a La grande guerra.
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