La formula

DNA molecules and human

La formula non funzionava, eppure ero certa che gli elementi e il dosaggio erano quelli richiesti. Ma, qualcosa non quadrava, i miei pensieri continuavano a vagare distratti, come se avvertissi un disturbo di sintonizzazione. Un accumulo di campo magnetico o cos’altro?

Dovevo concentrarmi, ma il pensiero di Franz mi distraeva, le sue parole continuavano a rimbombare nella mia testa « Così non va bene Claudia, non sei presente a te stessa, basta guardarti negli occhi per capirlo, cos’è che ti turba? »

Già, cos’era che mi turbava? Quel pensiero che continuava a girare e rigirare a vuoto come una trottola impazzita nella mia mente e di cui forse non volevo prendere coscienza, ma poi perché?

Per quale motivo mi costava tanta fatica consapevolizzarlo, eppure credevo di aver raggiunto uno stato di coscienza abbastanza chiaro… Eppure, quel fastidioso ronzio, quasi fosse un campanello d’allarme, continuava a riecheggiare come uno sciame d’api impazzite.

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Sulla spiaggia e di là dal molo stanotte sorgerà il sole.. Ultimo capitolo

Blog novel. Il Bell’Antonio di professione reporter.

Avviso per i lettori: Se quello che state per leggere vi sembrerà scritto in modo “bizzarro”, avete ragione. È una forma di racconto sperimentale, scritto utilizzando i titoli e le battute tratte dai film. Un noir sui generis che giunge al suo epilogo. Arrivederci al prossimo blog novel…

IV

viii° capitolo

Girando intorno al cespuglio di more, mi ritrovai davanti a quel giardino di aranci fatti in casa, non mi era accorta di aver camminato così tanto. Imponente davanti ai miei occhi, si erigeva l’antica villa. Avevo letto un po’ di tempo fa un articolo, in cui si parlava di una vecchia signora che viveva sola, in quella casa sperduta nel parco, e che da moltissimi anni non si inoltrava mai oltre il giardino della sua dimora.
Ignorando completamente il divieto d’accesso e l’indicazione che sanciva la proprietà privata, spinsi il cancello e mi avviai lungo il viale.

Arrivata a quella casa in fondo al viale, mi accorsi che la porta era solo accostata, la spinsi ed entrai.
Dentro la casa della vecchia signora, tutto era perfettamente lindo, un piacevole odore di lavanda penetrava nelle mie radici e quasi certamente qualcuno ascoltava musica da un’altra stanza.
«Le piace Brahms?»
La voce nell’ombra mi fece sussultare.

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Il gioco della verità. Capitolo VII°

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III

Capitolo VII°. l’ora della veritÀ

A proposito di donne, ormai era una certezza che non ne capivo un accidenti, dopo l’ultima sfuriata non mi aspettavo certo di trovarla a casa da sola ad aspettarmi.
«Mangiare-bere, uomo-donna ecco i binomi dai quali è difficile liberarsi. Chissà se esiste un paese senza donne, oramai grazie a voi la mia è diventata una vita difficile. Non attendevo visite a domicilio, non mi pare neanche di averti mai detto entra pure quando
passi da queste parti… posso sperare che prima o poi finirà questa persecuzione?»
«Non mi aspettavo certo un’accoglienza calorosa ma forse un tocco di classe in più non ti nuocerebbe. Sai che c’è di nuovo? Che sto per chiederti la tregua Tony, basta giocare come cani e gatti credo che a questo punto sia arrivata l’ora della verità. Forse sono pazza a fidarmi di te ma non ho altra scelta, siamo alla resa dei conti. Per una tragica fatalità i nostri destini si sono incrociati, io ho bisogno di te e sono pronta ad aiutarti ma ad un patto: da questo momento tra noi nient’altro che la verità»
«Certo ora la verità è fatta su ordinazione; le più utili verità sono create dai più abili mentitori».

Questa volta non rispose alla mia provocazione e, a proposito di uomini, ne converrete con me che, davanti ad una bellezza che non lascia scampo, diveniamo dei veri allocchi. Ma non so, sarà stato il tono deciso della sua voce, la luce che brillava nei suoi occhi, la rabbia in corpo che trasudava dai suoi pori, o quel certo non so che…ma era la prima volta che quella bambola mi appariva sincera…

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Il segreto di Sally- Capitolo VI°

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II

Capitolo VI°. IL SEGRETO DI SALLY

Quando arrivai a quella villa in fondo al parco mi stava aspettando. L’uomo che sussurrava ai cavalli, amava alzarsi all’alba per andare personalmente ad accudire i suoi animali preferiti. Anche se oramai l’alba di Luca non era più la stessa da quei dannati giorni dell’odio e dell’inferno.
«Vieni, Sally, ti faccio vedere l’ultimo arrivato, è nato il quattro luglio».
Guardai quegli occhi che non sorrisero, che non riuscivano più a sorridere nemmeno verso una nuova vita. L’anima di un uomo era stata completamente lacerata dal dolore, i suoi occhi riflettevano ancora i fotogrammi mortali di quel maledetto lunedì mattina.
Sull’anima e il volto vi erano scolpiti i segni del male.
«Mi spiace dirtelo cara, ma non hai una splendida cera, hai il volto tirato, tipico di quando una donna non dorme».

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Sesso e potere. Capitolo V°

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CAPITOLO V°. Sesso e potere

Era notte a Roma oramai quando Sally arrivò.
«Scusate il ritardo» disse.
Ci limitammo a salutarla con un cenno della testa, intenti come eravamo entrambi nella lettura di un fascicolo nero sugli Amberson, proveniente dagli archivi della polizia Criminale, che grazie alle sue amicizie Harry era riuscito a procurarsi.
Sally aspettò qualche minuto quindi un po’ seccata aggiunse:
«Madonna, che silenzio c’è stasera. Fate come se non ci fossi, no problem! Se non per un piccolo particolare, mi era stata proposta una cena quasi perfetta, ed io sono stata tutto il giorno in giro a lavorare per voi. Avrei anche delle rivelazioni, ma poiché sto soffrendo
la fame e la sete quasi quasi vado via a mangiare qualcosa»
«Scusaci Sally» disse Harry alzandosi. «Anzi, grazie di tutto, di essere venuta e di volerci aiutare a rischio della vita…»
«Tranquillo Harry, non nutrire grandi speranze, il suo è un aiuto completamente disinteressato non cerca né onore né gloria…»
«Oh, non preoccuparti tesoro, è la vita, non ci puoi fare niente, se non ti fanno male gli altri, ci penserai da solo a fartelo…»
«Ragazzi, per favore state buoni se potete, almeno per questa notte, ricordatevi che nel bene e nel male siamo qui tutti e tre per scoprire chi c’è dietro questa trappola criminale. Sally parlavi di alcune rivelazioni, hai scoperto qualcosa?»
«Si. Roy Dillinger aveva preso in affitto un appartamento al Plaza, qui a Roma, Precisamente in piazza delle cinque lune dove ogni tanto ospitava, diciamo così, femmine di lusso. Il giorno prima dell’assassinio della Raquin c’era una donna a casa di Dillinger…».

S’interruppe per osservare le nostre facce.
«E quindi?» la sollecitai.
Riprese con aria soddisfatta: «L’inquilino del terzo piano dice di aver sentito litigare furiosamente un uomo e una donna, al punto tale che si ricorda con esattezza le parole utilizzate dall’uomo. Sembra che le abbia urlato: Attenta, perché potrei stringerti il collo
fino a farti male
»
«Accidenti» dissi «Questo potrebbe significare che forse non è stato un assassinio su commissione, se quella donna…»
«Si, Tony, il testimone l’ha poi vista uscire dall’appartamento e dalla descrizione fatta, la signora in rosso, era proprio Teresa Raquin. La cosa buffa è che, il caro estinto e la calda amante, lavoravano entrambi per l’onorata società. Lui a volte era pagato per uccidere
e lei gestiva le professioniste del peccato che offrivano, con un tocco di classe, i loro servigi a quelli che contano. Hai presente quei giochi particolari…»
«Aspetta Sally, fammi capire», intervenne Harry «stai parlando di perversioni di lusso, dietro tutto ci sarebbe solo una volgare storia di sesso e potere ?».

Mentre Sally parlava mi ritornò in mente il corridoio della paura di casa Amberson, quei sussurri e grida che provenivano da dietro la porta chiusa, in quella che doveva essere la stanza dei segreti.
«Porca vacca, ragazzi, i fetentoni hanno utilizzato come esca Teresa ed io ho abboccato all’amo come un allocco» quindi raccontai loro quello che avevo sentito alla festa degli Amberson.
Sally mi guardava, divertita dal mio sbigottimento.
«Già, Tony mi spiace dirtelo, ma sai la beffa della vita è che a volte l’apparenza inganna. La meravigliosa illusione che il tuo fascino fosse semplicemente irresistibile, in realtà celava il grande bluff. Che ci puoi fare amico mio, la tua ingenuità è da manuale d’amore,
ma non te la prendere dai, basta che non si sappia in giro»

Avrei voluto strozzarla con le mie mani, ma rimase una botta senza risposta perché forse non aveva tutti i torti.
Harry la guardava ammirato:«Mica scema la ragazza!» commentò.
«Divento intelligente, quando mi serve. Ma al più degli uomini non piace»
Rispose lei lanciandomi un’occhiata eloquente.
«La capacità di parlare non fa di te un essere intelligente, e poi c’è ancora l’anello mancante. Abbiamo l’assassino ma senza movente e soprattutto come, quando, perché uccidere Dillinger e poi ridurlo in quel modo?»
«Azzardo un’ipotesi, Tony» rispose Harry «considerando che niente può essere lasciato al caso, più che di doppio gioco si potrebbe supporre il triplo gioco da parte di Teresa, una questione privata tra lei e Dillinger, ma qualcuno ha tradito, il giocattolo deve essersi rotto e la famiglia può aver deciso di interrompere un gioco a due con un delitto per delitto, cosa ne pensate?»

A torto o a ragione la tesi poteva reggere, ora bisognava parlare con il commissario e sperare che tutto andasse per il meglio. Dodici minuti dopo mezzanotte e dopo innumerevoli ipotesi Harry decise di andare via mentre Sally volle bere ancora l’ultimo
bicchiere…

«Dai, rilassiamoci un po’» disse «ci vuole un cocktail. Ti faccio vedere come si fa un martini» preparò i bicchieri, mi porse il mio ed alzò il suo e fissandomi con due occhi diabolici brindò : «A noi due tesoro!».
Ero seduto alla sua destra sorseggiando il martini, quando mi si avvicinò e con fare languido, come solo le donne sanno fare, ben consapevole di essere una tentazione bionda mi sussurrò:
“Tony, per favore, dimentica il mio passato e prova a volare. Credimi, questa non è un’altra stupida commedia americana»

La donna è donna, e adesso, pover’uomo? Già, dovevo resistere a quella dinamite bionda, anche se quello strano desiderio che partiva dal basso, stava diventando qualcosa di travolgente. La tentazione era forte, non so se può succedere anche a te, ma prova ad
immaginare una magnifica presenza, nel mezzo della notte, qualcosa di biondo con un corpo da reato ed una voce suadente che ti sussurra nell’orecchio : Baciami, stupido.
Cosa fai quando la carne urla?
Con gli occhi chiusi tirai un lungo respiro, costi quel che costi, avrei detto no a quella attrazione fatale, questa volta non avrei ceduto ad un caldo corpo di femmina.
La guardai e sentii la grande onda del desiderio. Certo che avrei fatto sesso e volentieri, ma già una volta ero stato preso in giro da una sua commedia sexy.
Sentivo la calda emozione crescere in me, ma attenzione, mi dissi, il cuore criminale delle donne è capace di tutto e ingannevole è il cuore più di ogni cosa.
Tra il tormento e l’estasi mi alzai dal divano la presi per un braccio e l’accompagnai alla porta.
«Mi spiace cara, ma due come noi, non dei migliori, è meglio se non stanno a distanza ravvicinata, niente di personale darling, c’è sempre un domani, chissà…»
«Ma si, corri, uomo corri. Recentemente avevo pensato a te perché credevo che tu fossi non dico molto intelligente, ma almeno un pochino meno stupido degli altri. Ho avuto torto: sei soltanto un poco più alto» e così dicendo mi volse le spalle e andò via…

[continua…]

L’appuntamento con il prossimo capitolo è per giovedì 6 giugno

Capitoli precedenti

  1. https://marilenadattis.wordpress.com/2019/05/20/blog-novel-il-bell-antonio-lavvertimento/
  2. https://marilenadattis.wordpress.com/2019/05/23/blog-novel-il-bellantonio-laffare-di-una-notte/
  3. https://marilenadattis.wordpress.com/2019/05/27/blog-novel-il-bellantonio-accusa-di-omicidio/
  4. https://marilenadattis.wordpress.com/2019/05/30/lultimatum-capitolo-iv/

Ma il cielo è sempre più blu….

Era il 2 giugno del 1981 quando a soli trent’anni Rino Gaetano perse la vita a causa di un incidente stradale. Da quel giorno, sono passati trentotto anni, non pensavo fossero così tanti…

…Si scioglie nel pianto quel dolce ricordo sbiadito dal tempo…

Un tempo che riusciamo ad ingannare se ripensiamo a lui. Alla sua personalissima esibizione sul palco di Sanremo con l’elegante frac attillato, papillon bianco, scarpe da tennis e la vistosa tuba regalatagli qualche giorno prima da Renato Zero…

Ma la notte la festa è finita, evviva la vita
La gente si sveste, comincia un mondo
Un mondo diverso, ma fatto di sesso, chi vivrà vedrà…

Se pensiamo a lui, quelli della mia generazione, ci ricordiamo che all’epoca ci credevamo ancora che poteva esserci un mondo diverso.

Se pensiamo a lui ci ricordiamo delle canzoni cantate a squarciagola, di Berta che filava o di Gianna che sosteneva tesi e illusioni, o di Aida dei compromessi, della povertà e dei salari bassi.

…mentre vedo tanta gente
che non c’ha l’acqua corrente
e non c’ha niente
ma chi me sente….
ma chi mi sente

Se pensiamo ad oggi ci rendiamo conto che il mondo che abitiamo non è poi tanto diverso da quello che cantava lui nel lontano 1978 e questo ci fa tanto male.

Oggi i ragazzi degli anni settanta sono cresciuti, anche se a fatica e soprattutto senza di lui. Ma i canti del menestrello sono bene impressi nella nostra memoria. I suoi versi ci sono rimasti sulla pelle e nelle ossa, le sue parole ci risuonano nell’anima. La sua inconfondibile voce riecheggia nelle nostre orecchie…

Quando abbiamo voglia di sognare ancora, quando abbiamo voglia di ribellarci al sistema, quando abbiamo voglia di urlare, quando per non perdere la voglia di crederci ancora, rimettiamo le sue canzoni…

E a mano a mano mi perdi e ti perdo
E quello che è stato mi sembra più assurdo…

Assurdo morire a trent’anni, assurdo andarsene così improvvisamente senza un saluto, assurdo non continuare a sognare insieme, assurdo ripensarti e accorgersi che quel dolore non si è mai sopito, assurdo cantare senza di te….

Ma, dammi la mano e torna vicino
Può nascere un fiore nel nostro giardino

Poi, ti fermi e sorridi perché tu non te ne sei mai andato, perché quando proprio non ce la facciamo più e ci viene ancora voglia di urlare “Nuntereggae più“, tu ci sei in quel cielo sempre più blu e possiamo ancora cantare insieme…

Grazie Rino!

L’ultimatum. Capitolo IV°

Blog novel. Il bell’Antonio di professione reporter

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CAPITOLO IV°.L’ULTIMATUM

Maledetto il giorno che t’ho incontrato, pensai, il doppio inferno rappresentato da donne e guai continuava a perseguitarmi. Mi chiedevo se esisteva un posto sulla terra, o magari una casa alla fine del mondo, dove poter trovare un po’ di pace.
A casa trovai Harry ad aspettarmi stavamo bevendo una birra quando qualcuno bussò insistentemente alla porta.
Andai ad aprire.

«Non è possibile, dimmi che non è vero…»
«Grazie amore mio, per avermi piantata in quel modo»
«Oh, entra pure non fare complimenti» le dissi mentre lei aveva già raggiunto il soggiorno.
«Harry ti presento Sally»
«Piacere» disse lui, divertito da non so cosa.

«Guardami Tony ti sembro una che ama perdere il proprio tempo?»
«Ma papà ti manda sola? Perché a dire il vero mi sembri una pazza furiosa»
«Ehi, cos’è che ti rode?»
«La mia vita!»
«Ok, adesso ascoltami. Sei fuori di testa se pensi che io, dopo aver affrontato il viaggio da Manhattan per aiutarti ad uscire dai casini nei quali ti sei ficcato, rinunci così facilmente. Io lo so amore mio che tra un po’ inizieranno i fuochi d’artificio e anche se non lo ammetteresti mai tu hai una fottuta paura perché sai di trovarti nella morsa del ragno»
«Mi spiace deluderti tesoro, ma io non ho paura e non ho tempo per le tue tattiche che nascondono, piuttosto male devo dire, solo segreti e bugie»
«Fai attenzione caro, perché il disprezzo che ostenti nei miei confronti è solo un’ossessione del passato cui ti ostini a ripensare con orgoglio e pregiudizio, senza aver voluto mai ascoltare la mia versione»
«Non c’è problema bambola, perché non ho intenzione di ascoltarla neanche ora. Se ti fa felice, ti chiedo scusa per i miei ingannevoli sospetti, e ti sarò infinitamente grato se potrai non perseguitarmi più»
«Gli uomini come te mi hanno fatto diventare la donna che sono»
«E quelle come te mi hanno fatto giungere alla conclusione che tutte le donne sono come te»
«Vedi è la tua paranoia che mi manda in bestia. Io ti conosco, e so che la tua mente criminale riesce solo a concepire ipotesi di complotto, ma se tu fossi in grado di riflettere, forse capiresti la strategia del ragno. Questo è il numero del Grand Hotel dove alloggio,
ti do un giorno per ripensarci ed accettare il mio aiuto, ma ti avviso se alla 25ª ora non ho tue notizie, salto sul primo aereo e tu va’ pure a farti fottere».

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Accusa di omicidio. Capitolo III°

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Capitolo III°. Accusa di omicidio

«Tieniti forte perché riguardo la ragazza meravigliosa che hanno ucciso nel tuo letto, devi proprio sentire due o tre cose che so di lei».
Mentre Harry parlava, il sospetto che fossi caduto come un allocco in una bella trappola d’amore, prendeva sempre più consistenza.
Amaramente appresi che la ragazza di nome Giulio, non era una donna qualunque bensì l’amante di John Q, ufficialmente il portaborse di Rocco Amberson, ufficiosamente il suo tirapiedi più fedele.
Proprio un bel complotto di famiglia perpetuato a mie spese, senza contare poi i danni collaterali che tutto ciò comportava.
Mi sembrava di avere un’anima divisa in due, di essere divenuto un bersaglio mobile, che camminava di pari passo con l’amore e la morte.

Mi rendevo conto solo ora che quell’insostenibile leggerezza dell’essere, che aveva contrassegnato tutta la mia vita, era solo una grande illusione, l’eterna illusione, che tutto mi fosse consentito.
Ma, in una calda notte d’estate, la sottile linea rossa sul collo di una giovane donna, aveva sancito definitivamente, il legame della morte dell’amore, attraverso una danza di sangue su una bella rapsodia in agosto.
Dovevo saperlo che gli Amberson vivevano in un mondo senza pietà e che erano pronti a tutto, ero stato un ingenuo a pensare di passarla liscia.
«Il vero nome della tua amica è Teresa Raquin. Giulio era lo pseudonimo che utilizzava, quando si esibiva con i tacchi a spillo in streaptease, diciamo un po’ osé…hai presente quei locali sotto i tetti di Parigi? Nell’ultimo anno si era trasferita a Manhattan, dove viveva
come una signora per bene sotto la protezione di John Q. Abbiamo tra le mani una bella patata bollente, non vorrei che oltre all’accusa di omicidio, dovremmo preoccuparci anche della vendetta dell’uomo chiamato cavallo, perché è così che lo chiamano
i suoi amici. Ah, dimenticavo, ti comunico che sei finito in prima pagina».

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L’affare di una notte. Capitolo II°

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Capitolo II°- L’affare di una notte

L’aereo arrivò a Roma dopo mezzanotte, appena in tempo per prendere l’ultimo metrò. Mi sentivo un turista per caso, il principio dell’incertezza non era poi così male da assaporare. Arrivato nella mia camera d’albergo del New Rose Hotel, crollai inesorabilmente, quella era per me la prima notte di quiete dopo diverse notti
bianche.
Ero con gli occhi chiusi quando un brivido caldo mi invase, senza l’ombra del dubbio era profumo di donna, il mio sesto senso non si sbagliava.
Il paradiso all’improvviso apparve ai miei occhi, non appena riuscii ad aprirli, lo spettacolo più affascinante del mondo, era racchiuso in quel nudo di donna che mi stava accanto.

L’adorabile creatura, a braccia aperte mi accolse in sé appassionatamente, ma proprio, quando la passione selvaggia si era impadronita di me, avvertii la sensazione che l’angelo azzurro, che conosceva così bene l’arte di amare, in realtà aveva il diavolo in corpo e quel corpo era il suo vestito per uccidere.

L’amante di una notte, nascondeva la bellezza del diavolo e un corpo caldo per l’inferno. L’istinto di sopravvivenza mi venne in aiuto, afferrai la ragazza dalla calda pelle per i fianchi e scaraventandola a terra mi lanciai in un corpo a corpo, anche abbastanza
eccitante devo dire.
Alla fine naturalmente ebbi la meglio, la bambola era a terra sotto di me e le mie mani stringevano con forza i suoi polsi.
Ma quando vidi meglio quegli occhi nella notte mi sentii un perfetto idiota.

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L’avvertimento. Capitolo I°

Blog novel. Il Bell’Antonio di professione reporter

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Capitolo I°. L’avvertimento

Al di là di ogni ragionevole dubbio amici miei, considerando lo stato delle cose in cui mi trovavo dopo aver fatto lo spaccone con Gilda, la cosa più sensata che potessi fare era cambiare aria per un po’.

Il signor Max non aveva gradito né il mio comportamento, né quello della sua femmina ribelle e gli intoccabili furono molto bravi a farmelo comprendere.
Dopo l’avvertimento mi consigliarono di sparire e alla svelta.
Beh! Capitemi, avrei voluto rispondergli: Ragazzi, non drammatizziamo… è solo questione di corna, ma me ne guardai bene, perché anche se il diavolo è femmina non mi sembrava il caso di sfidare la collera di Dio.

Due settimane in un’altra città, forse mi avrebbero tenuto lontano da alcuni amori pericolosi. Per certi piccolissimi peccati, lo sapete non si è pronti a morire,
e allora, anche se con un nodo alla gola, al pensiero del perduto amore, meglio imboccare la strada del mare sperando in tempi migliori.
Ok, al cuore si comanda, e al rumore dei quattrocento colpi promessi da quei bravi ragazzi, non me ne vogliate se io preferisco il rumore del mare. Quindi, tolgo il disturbo.
Il mio piede sinistro mi faceva veramente male, al diavolo la celebrità. Nonostante ci fossero tutte le circostanze attenuanti, la banda degli onesti c’era andata lo stesso giù pesante.

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